Perché “Piccola Maria”?

Nel 1996, una donna anonima a Roma, denominata "Piccola Maria" (piccola Maria) cominciò a ricevere le locuzioni conosciute come "Gocce di Luce" (Gocce di Luce), di cui i noti editori italiani Edizioni Segno ha pubblicato 10 volumi in forma di libro, l'ultimo risalente al 2017, sebbene i messaggi continuino. L'unica informazione data sulla destinataria è che si tratta di una semplice casalinga e madre che vive nella povertà e nel nascondimento. Le locuzioni, attribuite a Gesù, sono prevalentemente catechesi sulle letture della Messa del giorno, ma talvolta toccano eventi esterni. Per coloro che hanno familiarità con la letteratura mistica cattolica dell'era moderna, il tono e il contenuto altamente strutturale e scritturalmente denso ricordano i lunghi discorsi pedagogici del Signore che si trovano negli scritti di Luisa Piccarreta, Maria Valtorta o Don Ottavio Michelini.

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Introduzione a Gocce di Luce (Gocce di Luce) scritto dalla “Piccola Maria”, come ordinato dal suo direttore spirituale – tradotto dall'italiano. 

Ave Maria!

28 Maggio 2020

Scrivo questa lettera in obbedienza al mio padre spirituale, che più volte mi ha chiesto di spiegare la storia di “Gocce di Luce” (Gocce di Luce), ovvero come tutto ebbe inizio.

Qual è la storia di “Gocce di Luce”? La prima domanda da porsi, e che mi sono posto anch’io, è: “Perché io, Signore? Come entra nel mio cuore questo fenomeno spirituale?”

Con la pienezza dei tempi sono riuscito a descriverlo, come mi è possibile e come è presente l'aiuto di Dio.

È iniziato così. Già molti anni prima, dopo, per così dire, riscoperta della fede, dopo un periodo di lontananza nella prima giovinezza e poi un incontro più profondo con la persona di Gesù, mi accadeva che, nella preghiera, davanti alle sante immagini , nelle chiese, accanto alle tombe dei santi, o quando la preghiera era stata intensa, intima, soprattutto meditando i misteri della Passione del Signore, il discorso di un altro entrava nel mio cuore. Era anche la risposta alle mie domande e ho capito che doveva provenire da qualcosa nel regno dello spirito.

Ho cercato però di non dare peso a questo fenomeno e di lasciarlo da parte, non dandogli alcuna importanza. Dopo che il momento è passato, ho provato a dimenticare e ho pensato che fosse un'autosuggestione. In seguito però, poiché la cosa persisteva, ho cominciato a pensarci, e così sono andata a chiedere lumi ad un prete. Ma dopo aver esposto il problema, mi è stato detto che ero malato e che dovevo rivolgermi ad uno specialista del settore, il quale mi ha detto che ero molestato dal demonio e che quindi avevo bisogno di benedizioni ed esorcismi.

Ed ho seguito i consigli di vari sacerdoti, ma non è uscito nessun male, né dalla mia psiche, né dal maligno, e mi sono detta ancora: “Signore, cosa vuoi da me? Se tutto questo non è tuo, toglimelo”. Illuminato, credo, mi sono allora messo a conversare, a parlare con Gesù nell'Eucaristia, e ho detto: "Qui nell'Eucaristia c'è solo Dio, e quindi non c'è inganno". E nel riceverlo dicevo: "Signore, non sento niente. Fammi sentire, rispondimi, fammi capire".

E così, quasi senza rendermene conto, in modo molto naturale mi sono disposta all'ascolto, lasciando il mio cuore in silenzio perché Lui avesse tutto lo spazio e l'attenzione, e ho cominciato ad ascoltare per brevi conversazioni, simili ai pensieri che sono parole suggerite nel cuore, un pensiero che parla: parla e capisco se è una voce maschile o femminile, se è Gesù o talvolta la Madonna, o un santo. È un pensiero che si esprime e ama.

Comunione dopo Comunione, i discorsi si facevano più lunghi, ed io diventavo più disponibile a ricevere, come un bambino che prima viene istruito con parole piccole e brevi, e che poi, quando cresce la sua comprensione, può passare a dialoghi più estesi e completi.

Durante la Santa Messa, mentre ascolto la Santa Parola, la povera donna di poca fede, preoccupata, dice dentro di me: "Ma che si può dire di questa Parola?". Eppure, alla fine della lettura, il Signore comincia già il suo insegnamento, lasciandomi però sempre libero di ascoltarlo e di accoglierlo (a seconda del mio stato d'animo e se desidero ascoltare l'omelia del sacerdote), oppure no, perché potrebbe essermi impossibile a causa di eventi o persone.

Questa voce non mi estrania mai da ciò che vivo. Segue la Santa Messa. Lui parla e io ascolto, partecipo. Solo durante la consacrazione c'è silenzio di adorazione. Mi è capitato – spesso, ma non sempre – a seconda di certi periodi, che diventasse difficile per me raggiungere l'altare, ricevere Gesù, e vedendo gli altri fare la fila serenamente, a volte mi tormento. Faccio fatica, sono abbattuto da una specie di combattimento, e quasi provo a scappare. Il traguardo per ricevere la Comunione sembra così lontano; Cerco di nascondere il più possibile il mio disagio, rossa in viso e sudata, come chi ha fatto una grande conquista, e offro al Signore la mia umiliazione. Essendo arrivata, ricevendolo, con gioia gli dico: "Lo abbiamo fatto anche questa volta". Oppure, perché la distanza mi è tanto ardua, fosse anche solo questione di pochi metri, gli dico da lontano: "Aiutami, che nessuno se ne accorga". Per questo amo molto più le messe feriali più intime che le grandi celebrazioni in mezzo alla folla.

Quante volte mi sono detto: "No, oggi no, resto seduto così non devo affrontare tanti disagi e fatiche", ma poi qualcuno mi spinge forte, mi sento un vigliacco verso il mio Amore e io vado. Appena faccio la Comunione gli offro le mie intenzioni, ed Egli le accetta e dà la sua benedizione, e poi incomincia: "Mia piccola Maria". È come una pioggia, una valanga che si riversa su di me, confermando il discorso già iniziato prima durante la Santa Messa, approfondendolo, amplificandolo.

Versa dentro di me un fiume che non riesco a contenere del tutto. Il contenuto trascritto successivamente gli è fedele: le parole ascoltate sono quelle, ma non tutte. Non sempre riesco a identificarli completamente senza errore così come mi sono stati detti, e non potrei conservarli nel mio cuore e nella mia memoria, se non fosse per la grazia di Dio che mi sostiene e me li ricorda.

Gesù nell'Eucaristia si adatta alle nostre possibilità e capacità cognitive e al ritmo della liturgia, anche se il suo discorso continua nel cuore, anche durante quello che dovrebbe essere il silenzio del ringraziamento. Purtroppo quest'ultima è accompagnata da molta distrazione, da un mormorio comunitario, da molte parole umane, e ci sono anche gli annunci del sacerdote che la interrompono. Per conservare un tale tesoro e non disperderlo, bisogna meditarlo dentro di sé lungo tutto il percorso verso casa, per poterlo trascrivere più fedelmente, e fuggire dalla chiesa, come dopo la Messa tutto – rumore , saluti, tende a fartelo dimenticare, mentre Gesù è ancora nel tuo cuore, già dimenticato.

Dio si rivela nel silenzio, ed è spesso un tormento meditare e restare chiusi nella sua intimità mentre intorno è distrazione e rumore, e bisogna lottare, rimanendo in disparte, quando invece spesso le anime buone vengono a disturbarti continuamente, in per poter conversare con te. Quanto è buono il Signore che dà aiuti e grazie in tutto questo per la conservazione della sua opera, che vuole proprio insegnare che, anche al di sopra della preghiera comunitaria e della fraternità, Lui che è un Dio innamorato delle sue creature che tutti siamo , cerca l'intimità e la comunione.

Ho scritto tutto questo [queste locuzioni] ormai da 25 anni, mentre tornavo a casa dopo la Santa Messa su autobus traballanti, seduto sui gradini della chiesa guardato con sospetto, nascosto in bagno o correndo per tornare a casa e chiudendomi in camera, lontano dalle pressanti esigenze di la mia famiglia bussa insistentemente, chiedendo i miei servizi e la mia cena.

Mi sono detto mille volte: "Ma perché io, Signore? Tu sai benissimo che non sono un santo". Quando leggo le storie di alcuni santi rabbrividisco e dico: "Che abisso c'è tra me e loro!" Non sono né migliore né peggiore degli altri, sono solo una persona normale di cui non noteresti nulla di diverso se mi guardassi. Non sono adatto nemmeno a questo. Non ho studiato nulla su queste questioni, a parte il piccolo catechismo che ho avuto da bambino. Non ho [la nostra speciale] significa: scrivo solo, non uso né possiedo computer; fino ad ora non ho avuto nemmeno un cellulare o qualcosa, per così dire, di più tecnologico. Ho letto ciò che veniva pubblicato, ma solo come mi era stato riferito dal mio padre spirituale.

Ci sono anime che sono più belle, più sacrificali e che hanno maggiori meriti: anime sante. Ho molti difetti. Continuo a lamentarmi quando le cose non vanno come vorrei.

Perché io? Penso che sia proprio perché non sono nessuno. Il mondo non mi vede. Non ho nulla da presentare, nemmeno virtù e meriti, nel senso che solo Dio può scegliermi ed elevarmi. Chi potrebbe scrivere cose del genere in tali quantità? Sono solo una persona povera e ignorante. Ho fatto solo la casalinga, e penso che Dio voglia dire a me e a tutti: "Non vengo per quelli che sono già santi, ma vengo per i poveri peccatori, limitati, fragili ma amati". Egli non viene a me e a voi perché siamo meritevoli, ma perché siamo bisognosi, e a me, tra tanti che ricevono altri carismi, ne dà uno in cui viene a dire: "Questo dono io vi do, per per dire che vorrei fare questo con ognuno di voi."

Io chiamo questo [le sue locuzioni] un diario, iniziato nel 1996 nei primi anni di “Gocce di Luce”, con il Signore che avvia un discorso di unione e amicizia, ma che vuole offrire a tutti. Ci chiama all'incontro, a stabilire una relazione, per [Lui e] conoscerci per comunicare attraverso la partecipazione reciproca, cioè fonderci in un'intimità amorosa.

I dialoghi sono ripetitivi, proprio come l'amore che non si stanca mai è ripetitivo e ama dire "ti amo". Significa comprendere come Lui, entrando in contatto uno a uno, vuole conquistare il tuo cuore, e una volta conquistato vi è un matrimonio perpetuo. Se prima non avviene questo incontro, se non c’è un ascolto previo, non c’è adesione al suo insegnamento. Successivamente, le cose vanno da “tu” [singolare] a te" [plurale], poiché da una relazione d'amore nascono [più] bambini, che devono sperimentare la stessa familiarità per parteciparvi.

E continua a insegnare, sondando il Vangelo e arricchendolo, perché, come dice, la sapienza divina è infinita, come infinita è la sua scienza. Quello che Gesù viene a dirmi è per tutti: lo dice anche a te, e ogni persona è una “piccola Maria”. Se raccogliamo tante e tali gocce di luce, illuminiamo con esse la nostra anima.

Quello che mi viene presentato è infatti un Dio risorto e vittorioso, ma qui ancora crocifisso, un Dio maltrattato e non amato come Lui vorrebbe essere, soprattutto dalla sua Chiesa, e per questo si rivolge particolarmente ai sacerdoti , affinché acquisiscano questa intimità con il Signore e riscoprano l'esperienza della maternità della Madonna.

Diventeranno non solo santi, ma generatori di anime, veri padri di innumerevoli figli nello Spirito, per far rinascere una Chiesa conforme al Cuore divino di Gesù e al Cuore Immacolato di Maria, come Essi desiderano.

“Gocce di luce”: un altro grande dono di misericordia del cielo, di un Dio che non si stanca di parlare all’uomo. Non sprecatelo e non dite semplicemente: “Oh, quanto sono belle queste parole”, lasciandole dimenticate e non vissute. Questo è il suo dono, ma – perdona l’orgoglio – in esso, unita e infusa, non c’è solo la gioia di accoglierlo per il bene che può portare: anche questo è scritto con il sangue del sacrificio della mia vita. Spesso faccio fatica perché prima vado in crisi, mi faccio adombrare e oppresso dal nemico, e a volte credo che questo sia è il suo inganno, e io mi tormento, chiedendo perdono al Signore per essermi permesso di scrivere tali cose. E se non avessi preti che mi dassero luce e conferma, non continuerei. Ciò che mi consola è l'obbedienza che mi libera; Lo faccio come un servizio: se mi chiedessero di continuare ascolterò e scriverò, se mi chiedessero di smettere mi fermerei, non ho altro motivo che la gloria di Dio e il bene dei miei fratelli.

Questo dono costa incomprensioni e abbandoni da parte di coloro dai quali ci si aspetta affetto e sostegno, proprio perché sono persone care, condividano o meno la stessa fede. Se solo sapessi cosa si è scatenato in casa, spesso in concomitanza con la pubblicazione di “Gocce di Luce”. Durante ogni mese, in tutti questi anni, il prezzo è stato un'amara, ma amata, solitudine. Se solo fossi stato capace di stare accanto a Gesù in questo stato, di raccogliere queste gocce del suo sudore e del suo sangue nel Getsemani, valgo ben poco, il che mi fa pentire. Aiutami a fargli compagnia.

Dico sempre che ognuno di noi ha il suo posto nel cammino della vita di Gesù. Alcuni nella Sua santa infanzia, altri nell'opera della Sua giovinezza, altri nella Sua predicazione, con Lui nel prendersi cura e curare i malati, alcuni crocifissi in un letto. Il mio posticino è nel giardino, accanto a Colui che mi sostiene, e mentre prima mi demoralizzavo, soprattutto leggendo alcuni racconti della vita dei santi, che mi lasciavano stupito ma anche spaventato di fronte a tanta grandezza e perfezioni, ora mi dicono: "Non tutti siamo nati per essere navi o navi da crociera. Ci sono anche piccole imbarcazioni". Anche il Padre Celeste li vede. Io sono una barchetta, e non penso di poter essere altro, ma anche le barchette navigano e galleggiano sul mare di Dio, e anche loro devono affrontarlo, sia che sia calmo o che ci siano onde impetuose, e fare lo stesso incrocio; ma tutte le barche, piccole o grandi, sono dirette allo stesso porto di santità.

Spero che questo porti bene alla tua anima e ti abbraccio con tanto amore in Gesù e Maria. Prego per te: prega per me.

Piccola Maria

Piccoli messaggi di Maria

Piccola Maria – Vai da Lui

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San Giuseppe si prenderà cura di te.
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Piccola Maria – I Beati danzeranno. . .

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. . . felice di una creazione che non avrà più prove, ma avrà l'eternità.
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Piccola Maria – La giustizia porta la vita

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La giustizia commuove e scuote le anime dormienti
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pubblicato in Piccola Maria, Perché quel veggente?.